28 Marzo 2023
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Il teschio e la penna - Intervista a Luca Mastinu

13-02-2014 16:52 - IL TESCHIO E LA PENNA
Ivrea (To), di Stefania Bernardo. Cari amici, oggi facciamo una lunga chiacchierata con Luca Mastinu autore di un libro profondo e tagliente come una lama: "Damnatio".
Luca nasce a Torino nel 1983 e dal 1999 vive a Silanus, in Sardegna. Nel 2011 pubblica "Le tre del mattino" con Photocity Edizioni. Nel 2012 raggiunge la semifinale per il concorso letterario RAI "La giara" con il romanzo "Più forte del mondo, ora autopubblicato su Amazon.
Polistrumentista e compositore, suona il basso in diverse band: Stanza 101, Indigo Flow, Blue Vel-vet e Arab Spring.
Come mai hai deciso di scrivere un romanzo sull´argomento delle sette sataniche?
Mi sono sempre sentito affascinato dall´occulto. Chiarisco: è un fascino istigato dalla voglia di sapere per poter riconoscere ed evitare quanto di pericoloso e inumano ci sia in certi ambienti. Non soddisfatto della passione fine a se stessa ho dunque deciso di tentare di mettere in pratica quanto avessi appurato da questa strana attrazione, inserendo ciò che avevo appreso in un romanzo. Hanno svolto un ruolo fondamentale, in ogni caso, gli anni in cui ho vissuto a Torino, città magica per antonomasia. Ho come sentito una vocazione.
Quanto hai dovuto documentarti per scrivere "Damnatio"?
Molto. Il Satanismo è un argomento che non si chiude mai, e per poterlo argomentare ho dovuto prima consultare diversi volumi che riportassero testimonianze o elaborassero teorie per tentare di schematizzare il fenomeno. Così facendo mi è stato possibile avvicinarmi a tutti gli aspetti che intendevo cogliere. Quello psicologico, primo fra tutti, ho cercato di renderlo il più ricorrente possibile all´interno dell´opera. Devo confessare che certe realtà nascoste, una volta che ti si parano davanti nel corso della documentazione, sono devastanti.
Nel tuo romanzo, la musica è una presenza costante, e tu stesso sei un musicista. Raccontaci il rapporto con la musica. Per te è fonte di ispirazione?
Assolutamente sì. L´ispirazione che mi porta a scrivere nasce proprio dalla musica. Mi basta ascoltare una canzone. Se quei suoni mi proiettano all´interno di una qualche scena, allora butto giù alcune righe. Damnatio è nato proprio così: ascoltavo Exogenesis part I: Ouverture dei Muse e ho "visto" una donna che si allontanava lentamente da un edificio in fiamme. Così mi si è manifestata Rebecca Ariete, la protagonista. Il mio è un continuo tributo alla musica, che oramai vivo quasi come una religione. Sin dai primi accordi improvvisati su una chitarra ai tempi delle Scuole Medie io mi sono sentito diverso. Non esiste giorno in cui non imbracci il basso o la chitarra, per cercare cose nuove dentro la mia testa. Proprio per questo ho sentito il bisogno di fare della musica una presenza costante in Damnatio, per dare massima espressività al personaggio e alle scene. Ognuna di queste è accompagnata da un proprio brano, perché altrimenti sarebbe stato tutto troppo silenzioso e arido. Nel corso di ogni battuta, di ogni riga e di ogni parola, avevo sempre della musica sparata nelle cuffie. Sempre.
Che cosa rappresenta per te scrivere?
Un surrogato. Scrivo perché non ho né i mezzi né i titoli per fare il regista. Ho trovato nella scrittura un compromesso. Senza dimenticare che è una chiara ed evidente evasione.
Quali sono i tuoi principali interessi?
La musica, chiaramente. Forse anche il cinema, ma incide molto meno sulla mia persona. Adoro isolarmi e creare, ogni giorno, delle piccole cose. Un altro interesse che non intendo escludere è la costante documentazione sui temi che hanno ispirato Damnatio. Diventa quasi un bisogno, anche quando non necessariamente deve essere trasposto su un´opera.
Self-Publishing e editoria tradizionale. Raccontaci le tue esperienze a riguardo.
Il self-publishing è stato una necessità per la mia seconda opera, Più forte del mondo. Dapprima messo a disposizione su Lulu e in seguito messo in vendita su Amazon, tutto secondo il mio libero arbitrio, devo ammettere che è stata una scelta difficile. Difficile anche nelle conseguenze: l´autore che si auto-pubblica deve addossarsi tutti gli sforzi pubblicitari: preoccuparsi di fare un massacrante spam nei social network, nei blog, nei passaparola, tormentare in privato amici e parenti e - come nel mio caso - eventualmente assumere i rischi che un e-book può comportare. Se da una parte un pubblico fedele al progresso si dimostra entusiasta per la comodità di un´opera sul proprio dispositivo, in digitale, dall´altra vi è la delusione dei lettori fedeli al cartaceo, da sempre in prima linea per una lettura che essenzialmente va consumata con un libro tra le mani. Più forte del mondo, dunque, ha subito un po´ questo divario. Se non si ha un buon Editore che si prenda cura del lavoro di entrambi, la scalata verso (almeno) i primi 100 lettori è impresa ardua.
Damnatio, quasi allo stesso modo, nacque come self-publishing. Lo caricai sul mio account personale Box nei formati .pdf e .epub, resi disponibili i link per il download sul mio blog e così facendo lo "regalai" a chiunque intendesse leggerlo. Fino a quando non venne notato da Barbara Ciampicale, di Sillabe di Sale Editore. Mi scrisse proponendomi un contratto. Dopo diverse conversazioni sulla chat di Facebook con annesse telefonate, acconsentii a sottoscrivere il contratto. Fu la mia prima vera esperienza con l´editoria tradizionale, cosa che ancora oggi preferisco ad altre forme di pubblicazione.
Italia. Com´è vivere in questo paese nel 2014?
Deleterio. Posso parlare da musicista, da scrittore e da semplice disoccupato. Premetto che ci sarà dell´amaro in bocca in ciò che sto per dire.
- Parla un musicista: possiamo considerare morto il mercato discografico. Il pubblico medio è troppo attento a ciò che le reti televisive mostrano ogni giorno. Si preferisce il belloccio fotogenico al quasi trasandato artista che con una chitarra crea qualcosa di originale. La gente preferisce il ragazzetto ammiccante, le case discografiche agiscono di conseguenza. Allora arriva una band con diversi anni di fatica ed esperienza alle spalle, con un bagaglio di cultura musicale che farebbe tremare le piramidi, con una ricerca del suono meticolosa e un quaderno di testi forti e profondi. Una casa di produzione di un livello medio non vedrà mai in loro un buon investimento, perché il pubblico vuole la lacrimuccia, il bacio dal palco, il fisico scolpito e le canzoni che non hanno bisogno di interpretazione, perché questa annoia. Oramai gli anni ´90 sono finiti per sempre.
-Parla uno scrittore: oramai pullulano i piccoli editori, specialmente quelli conosciuti come EAP (Editoria a Pagamento). Chiunque si sente in diritto di pubblicare un´opera, firmando contratti con case editrici che magari, all´interno del pacchetto, non includono un minimo di editing o correzione. Tutto è saturo, compaiono opere piene di errori ortografici o di sintassi, impaginazioni da infarto e via discorrendo. Calma, non sto dicendo che io sono perfetto, e ve lo dimostro. Nel 2011 pubblicai Le tre del mattino con Photocity Edizioni. Ero totalmente inesperto e incapace di arrivare al concetto di editoria. Per di più avevo diversi problemi con forma e lingua. Ebbene, una volta pubblicata l´opera mi ritrovai tra le mani un obbrobrio: il libro stampato come da file, pieno di errori e con la mia impaginazione da inesperto. Fu un errore del tutto mio. Per questo io considero che oggi, nel 2014, è sempre meglio avere un filtro: se si decide di pubblicare un´opera, questa deve passare tra le mani di un editor, di un correttore di bozze, insomma, tra le mani di persone che vogliono rendere giustizia a un´opera, se non possibilmente bocciarla. Avrei preferito lo facessero con Le tre del mattino. Per via di questa brama di pubblicare che sta dilagando, il mercato editoriale è appunto saturo, dispersivo e confuso.
-Parla un disoccupato. Un disoccupato osserva: ho dovuto interrompere gli studi per ragioni economiche e personali, ma ho visto laureati che hanno trascorso tutto il loro tempo sui libri per avere quel titolo, quella posizione. Arrivano poi i privilegiati, quelli che spodestano perché hanno un parente, un amico, un qualcuno che è pronto a inserirli in ogni dove, scavalcando i meritevoli. Perché la meritocrazia è solo un vocabolo. Voglio qui ricordare Norman Zarcone come tanti altri. Sforzi inutili per un pugno di mosche. Questo deve valere sia per gli Atenei che per ogni altro settore che possa dare un futuro. I curriculum vengono impilati, poi dal cilindro si estraggono nomi che magari non avevano preso parte a un concorso, a una graduatoria. Si sopravvive, o si tenta di farlo. In Italia, nel 2014, non si tenta neanche più. Ci si toglie la vita fisicamente, moralmente ci è stata tolta molto prima: dalle buone parole pronunciate nelle campagne elettorali.
A quali scrittori sei particolarmente legato?
Stephen King per il suo scrivere molto cinematografico, ho tratto molti insegnamenti da lui. Paola Giovetti e Corrado Balducci per i loro trattati sull´occulto e sul Diavolo. Da loro ho imparato come evitare e come arginare i pericoli, studiandoli da vicino per poterli riconoscere, esorcizzandoli con la scrittura.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Sogno di sfondare con la musica. Ho tre band, di cui due all´attivo: queste ultime sono gli Indigo Flow e i Blue Velvet, la terza sono gli Stanza 101. Sogno di sfornare dischi sotto contratto, girare il mondo in tour ed esprimere al meglio ciò che con la musica ho da dire.
La crisi del settore editoriale. Secondo te quali sono le motivazioni?
Nascono continuamente delle mode. Mi si conceda un parere personale: i vampiri di Twilight hanno creato mostri. Il paranormal-romance vende, è un dato di fatto, così come il romanzo erotico. Fanno bene coloro che scrivono a scegliere questa strada, perché se l´opera è scritta con dedizione è quasi sicuro che arriverà alle masse. Il problema sta nel lavoro degli Editori, specie quelli grandi. Troppa attenzione al nome dell´autore o al genere dell´opera sottoposta, scarsa attenzione al talento. Funziona un po´ come nel settore discografico: si pensa a vendere, non a scoprire. Non dimentichiamoci poi di coloro che incappano nella ghigliottina dell´EAP. Vedendosi dissanguare dall´Editoria a Pagamento perdono ogni fiducia e si danno alla macchia. Oppure non riconoscono il problema e continuano a sfamare questo tipo di Editoria, che io chiamerei più tipografia.
C´è molta disattenzione, accompagnata da molto marciume. Mio personale punto di vista, ovviamente.
Come mai, secondo te, gli italiani leggono poco?
Ahimè, mi hai trovato! Leggo pochissimo anche io, ma solo perché amo documentarmi, come ho spesso detto prima. I romanzi non mi danno conforto, ma è questione di gusti. Preferisco sempre un libro-inchiesta.
Gli italiani leggono poco? Non hanno ispirazione, non hanno tempo, non hanno stimolo. La loro lettura di ogni giorno è un foglio di calcolo che riporta tutte le spese necessarie a tirare avanti almeno fino al giorno dopo. Al contrario, vi sono quelli che divorano un libro in due giorni, perché trovano nella lettura la giusta disgiunzione dal corpo. Per questo mi batterei affinché l´editoria non crolli definitivamente, sarebbe la fine, per il Paese che ha dato i natali a Dante.


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