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TFR in busta paga, un po´ di chiarezza.

24-02-2015 02:24 - ECONOMIA
Roma. Di Redazione. Con l´approvazione della Legge di Stabilità Dal 1 marzo 2015 entrerà in vigore la legge, approvata dal Consiglio di Stato, che darà la possibilità, al lavoratore dipendente, di richiedere la liquidazione delle quote del TFR (Trattamento di Fine Rapporto, meglio noto come liquidazione, che, di norma, viene liquidato alla cessazione del rapporto) in busta paga. Esattamente la legge recita così: Il comma 26 dell´art. 1 della L. 190/2014 rende operativa la possibilità, introdotta dalla L. 296/2006, per il lavoratore dipendente, del settore privato, di chiedere al proprio datore di lavoro la liquidazione in busta paga dell´importo mensile del Trattamento di Fine Rapporto, maturato ai sensi dell´art. 2120 del Codice Civile, per il periodo che va dal 1 Marzo 2015 al 30 Giugno 2018. Fino al momento attuale, la possibilità di ottenere il Tfr in busta paga non era ancora esercitabile. In base alla riforma della previdenza complementare (D. Lgs. 252/2005) era possibile, dal 2007, solo destinare il Tfr a un fondo pensione integrativo, di natura complementare rispetto alla posiziomne pensionistica obbligatoria per legge presso l´INPS. Tale misura era stata messa in campo, soprattutto per offrire la possibilità di aumentare i trattamenti pensionistici, dopo il passaggio dal retributivo al sistema contributivo di calcolo della pensione che aveva ridotto notevolmente gli importi delle liquidazioni.
Ad oggi sono ancora molti i dubbi dei cittadini in merito, ma facciamo un po´ di chiarezza.
- La possibilità di richiedere il TFR in busta paga entrerà in vigore il 1 marzo 2015 ed avrà una durata di 3 anni.
- Potranno farne richiesta i dipendenti di aziende private che abbiano maturato un´anzianità di servizio di almeno 6 mesi. Sono esclusi i dipendenti pubblici e i lavoratori di aziende in procedura concorsuale, in ristrutturazione del debito, con cassa integrazione straordinaria o in cig in deroga, i collaboratori domestici, i lavoratori agricoli e i dipendenti di aziende in crisi. Esclusi anche quei dipendenti che hanno utilizzato il Tfr maturato a garanzia di un finanziamento bancario.
- Per effettuare la richiesta il lavoratore dipendente dovrà compilare il modello Quir.
- La richiesta potrà essere effettuata dal 1 marzo e, comunque, il lavoratore dipendente potrà farne richiesta in qualsiasi momento nel corso dei 3 anni in cui sarà in vigore (dal 1 marzo 2015 al 30 giugno 2018). La richiesta sarà retroattiva da gennaio 2015.
- Una volta effettuata la richiesta sarà irrevocabile e durerà per tutta la durata sperimentale (fino al 30 giugno 2018).
- Il TFR che verrà erogato in busta paga sarà quello maturando a partire dal 1 gennaio 2015 fino al 30 giugno 2018.
- Sarà possibile chiedere la liquidazione mensile anche in caso di adesione ad un fondo di previdenza complementare. Sono previste anche alcune particolarità sulla tassazione di tali importi: infatti, in luogo di una tassazione separata come per il Tfr, la liquidazione mensile subirà una tassazione ordinaria.
- Per le aziende con più di 50 dipendenti, l´erogazione dovrà cominciare entro il mese successivo alla richiesta del dipendente.
- Per le imprese con meno di 50 dipendenti che dovranno rivolgersi all´apposito fondo bancario, i tempi di erogazione del TFR saranno più lunghi: l´erogazione comincerà il mese successivo al via libera degli istituti di credito. Serviranno tre mesi. Infatti, I datori di lavoro con meno di 50 unità, per far fronte alle maggiori uscite finanziarie dovute alla liquidazione mensile, potranno fare richiesta di accesso ad un finanziamento assistito da garanzia rilasciata dal Fondo di garanzia per l´accesso ai finanziamenti e dalla garanzia dello Stato. Il finanziamento sarà assistito da privilegio speciale. Per poter accedere a tale finanziamento gli stessi devono richiedere tempestivamente all´Inps apposita certificazione del Tfr maturato in relazione ai montanti retributivi dichiarati per ciascun lavoratore. Ai finanziamenti non possono essere applicati tassi, comprensivi di ogni eventuale onere, superiori al tasso di rivalutazione della quota di Tfr. Sono previste anche ulteriori misure compensative delle maggiori uscite finanziarie sostenute dai datori di lavoro.
- La quota del Tfr che può essere anticipata in busta paga è quella maturanda, anche se normalmente destinata alla previdenza complementare: nel fondo di appartenenza verranno versati solo i contributi del dipendente e del datore di lavoro. L´anticipazione sarà mensile e non in un´unica soluzione.
- L´opzione sarà esercitabile anche dai lavoratori che stanno già versando il Tfr in un fondo di previdenza complementare: in questo caso, nel periodo compreso tra 1 Marzo 2015 e il 30 Giugno 2018, l´accantonamento al Fondo sarà costituito solo dal contributo del dipendente e del datore di lavoro mentre la quota mensile del Tfr verrà destinata alla busta paga del lavoratore stesso.
- Per quanto riguarda la tassazione: Il governo ha deciso di tassare la quota di Tfr in busta paga come se questa andasse a integrare lo stipendio e dunque applicando le aliquote Irpef ordinarie. Di conseguenza l´anticipo del Tfr in busta paga sarà conveniente per i lavoratori con un reddito fino a 15 mila euro mentre subiranno un aggravio fiscale quelli al di sopra di questa soglia.
- Va comunque detto che la somma sarà esclusa da contribuzione e non verrà conteggiata come imponibile per determinare il c.d. bonus 80 €.

Dopo questa breve analisi, la domanda che la maggior parte dei lavoratori dipendenti si sta ponendo e´ "Esiste un reale vantaggio?". La risposta va analizzata attentamente e, soprattutto, senza bende sugli occhi o false speranze.
In effetti, ciò che il Governo Renzi ha voluto far credere adottando questa misura sperimentale, e´ un apparente aiuto alla liquidità delle famiglie e, di conseguenza, un incremento dei consumi. Dunque questo sembrerebbe l´intento e, in apparenza, ci sarebbe anche il vantaggio di avere più liquido in tasca.
Di fatto, tuttavia, quale sarà la reale situazione dei lavoratori in termini economici? La quota mensile di TFR, qualora il lavoratore decidesse di riceverlo in busta paga, avrà i seguenti effetti ai fini fiscali:
- sarà cumulata con il reddito percepito nello stesso periodo d´imposta;
- sarà, quindi, soggetta a tassazione ordinaria;
- inciderà sulla determinazione delle detrazioni d´imposta;
- inciderà sulla determinazione degli assegni familiari;
- inciderà sul nuovo Isee in vigore dal 2015;
- ne consegue il rischio che si paghino più tasse e che i servizi sociali siano meno convenienti.

La quota di Tfr ottenuta in busta paga non produrrà, invece, effetti su:
- bonus 80 euro: in questo caso il reddito complessivo che si terrà in considerazione per l´assegnazione del bonus non considererà la quota di Tfr percepita;
- contributi previdenziali: verranno comunque calcolati escludendo, dalla base imponibile, la quota di Tfr percepita.

La convenienza dunque dov´è? Di fatto rischia di rivelarsi uno specchietto per le allodole, con la falsa sensazione per i lavoratori di guadagnare di più, come se avessero avuto un aumento di stipendio contrattuale, ma che, nella realtà, sono soldi propri maturandi (come una sorta di autofinanziamento dunque). Va detto inoltre che il TFR ottenuto in busta paga sarà comunque soggetto a tassazione, e, producendo di fatto più reddito, rischierà di far sforare i limiti per ottenere sgravi fiscali e previdenziali assegni familiari, e tutto ciò di cui hanno diritto i lavoratori con redditi inferiori. Cumulandosi, infatti, con il reddito prodotto in corso d´anno (80 euro di bonus esclusi), inciderà negativamente anche sulle detrazioni d´imposta, tipo no tax area, assegni e detrazioni per familiari a carico, andrà dunque ad incidere sull´Isee, l´indicatore di ricchezza che stabilisce il diritto o meno a buona parte delle prestazioni sociali.
Va inoltre detto che, in base ad alcune analisi effettuate da economisti, sembrerebbero trarne vantaggio, o per lo meno non ne avrebbero svantaggio, per quanto riguarda la tassazione applicata, i lavoratori con un reddito annuo lordo fino a 15 mila euro, fino a un vantaggio via via decrescente man mano che il reddito annuo aumenta.
Di fatto, da un´analisi ricorrente effettuata da vari economisti sul web, in termini effettivi monetari la situazione sarebbe indicativamente la seguente: 97 euro mensili per chi ne guadagna 23mila l´anno, 105 per chi ne prende 25mila, 125 per chi ha un reddito di 35 mila, mentre la busta paga lievita solo di 76 euro per chi non va oltre i 18mila euro annui.

Alcuni validi esempi sono stati riportati online dal giornalista Paolo Russo. Ve li riportiamo in modo da farvi vede concretamente di effetti sulla vita quotidiana.
"Per esempio a Milano chi ha oggi un reddito Isee di 12.500 euro paga per l´asilo nido una tariffa di 103 euro al mese. Incamerando il Tfr l´Isee sale e con lui la rata, che lievita a 232 euro. A Roma per l´iscrizione all´Università La Sapienza con un reddito Isee di 12mila euro si versano 549 euro l´anno. Chi è vicino a quella soglia e opterà per l´incasso mensile della liquidazione ne pagherà invece 600. Sempre nella Capitale chi sta sotto un Isee di 12.500 euro per la mensa scolastica paga una retta mensile di 50 euro. Con il Tfr in busta ne pagherebbe 54.
A Bari con un reddito Isee di 10 mila euro si è esentati dal pagare la Tasi sulla prima casa. Chi incassando il Tfr supererà quella soglia pagherà la tassa sulla casa, per di più con l´aliquota massima del 3,3 per mille. A Torino per la Tari sui rifiuti sono previste tre fasce di reddito Isee da 13, 17 e 24mila euro. A seconda di dove ci si colloca si ha diritto a uno sconto che va dal 25 al 50% dell´imposta. Così una famiglia che non supera i 13mila euro di redito Isee con il Tfr in busta paga per l´immondizia finirà per pagare 202 euro anziché 156, con un aggravio di 46 euro, da sommare a quelli più cospicui di maggiore tassazione".
Per quanto riguarda la tassazione, sempre Paolo Russo, la spiega così:
"Ad esempio un reddito di 35mila euro su un Tfr annuo di 1806 euro pagherà il 38% di Irpef anziché il 25,3, uno di 23 mila vedrà invece i 1209 euro l´anno di trattamento fine rapporto tassati al 27 anziché al 23,9%. In soldoni la tassazione ordinaria sarà mediamente più pesante di 50 euro per un reddito medio di 23mila, con punte di 307 euro per che sta sui 35mila euro di reddito".

Bisognerà dunque farsi molto bene i calcoli prima, senza farsi trovare impreparati, ne´ agendo d´impulso, perché si rischia non solo di non avere vantaggi dal TFR in busta paga, ma, addirittura, di averne svantaggi. Senza dimenticare che, dal momento della richiesta e´ irrevocabile per tutta la durata dei 3 anni di sperimentazione. Se nonostante la nostra analisi ci fossero ancora dubbi, dunque, sarà utile rivolgersi a qualche consulente.

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