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QUANDO L’ISTINTO UMANO UCCIDE IL SENSO DELLO SPORT

06-09-2025 16:22 - SPORT

Collegno (TO) di Paolo Robino. Ci lasciamo alle spalle l’Estate in cui gli arbitri diventano pubblici ufficiali, questo vuol dire che un’eventuale aggressione ad un direttore di gara sarà punita come quella ad un carabiniere o poliziotto. Ecco, proprio adesso a pochi giorni dall’avvio della nuova stagione sul campo di Collegno nel corso del Superoscar under 14. E' successo qualcosa di mai accaduto in questi termini, un evento sconvolgente, totalmente imprevedibile.

Al termine del match tra Volpiano

Pianese e Carmagnola si é scatenata una rissa tra i due portieri, fatto di per se grave ma in genere, in questi casi, il direttore di gara e dirigenti riescono a dividere i contendenti e tutto si risolve con lavate di capo per i ragazzi con relative squalifiche.

In questo caso, però, é accaduto che il padre del portiere del Carmagnola, un uomo di 40 anni, abbia scavalcato la recinzione scagliandosi come una furia contro l’altro estremo difensore che si stava azzuffando con il proprio figlio. Il tredicenne (parliamo di under 14) brutalmente picchiato finisce in ospedale con frattura del malleolo e problemi anche nella zona cervicale. Insomma un pestaggio in piena regola che non può essere giustificato, figuriamoci se commesso da un adulto, anche se le cose non fossero andate come sembra, almeno secondo quanto afferma l’uomo. In ogni caso il gesto incommentabile ha fatto passare automaticamente dalla parte del torto il quarantenne genitore, che giustificandosi ha affermato che come ogni animale che si rispetti lui ha solo difeso il proprio figlio da un'aggressione. In realtà l’essere umano ha la possibilità di vivere emozioni ma anche di controllarle, ed è questa caratteristica che lo differenza dalle altre specie animali. Lo dicono le cronache sportive che per alcuni, il calcio, ha rappresentato una zona franca dove tutto è concesso, in cui non esiste educazione e rispetto. Al contrario giocare a pallone, soprattutto in età adolescenziale ed infantile, dovrebbe essere una pura emozione: voglia di correre e di provare gesti tecnici. Senza entrare nel merito di quanto accaduto in campo che è sbagliato a prescindere del torto o ragione, quando due ragazzi così giovani cominciano a picchiarsi dietro c’è sempre un malessere che spesso nasce dalle aspettative della famiglia che vede nel proprio figlio una illusoria possibilità di riscatto per liberarsi dai propri fallimenti. Il falso mito della vittoria ad ogni costo che fa perdere di vista la crescita valoriale dei ragazzi. A seguito dei fatti accaduti il Volpiano Pianese ha ritirato la squadra dal super oscar, lasciando un senso di sconfitta che oggi, però, deve riguardare tutti: le persone coinvolte nella rissa, le famiglie ma sopratutto l'intera società. Perché ognuno dovrà farsi il famoso esame di coscienza per ricomprendere il senso dello sport, perché di situazioni simili, anche se per pura fortuna solo sfiorate, potrebbero accadere “potenzialmente” ogni domenica, situazioni spesso evitate grazie alla capacità, della maggior parte delle persone, di tenere a freno i propri istinti. Nel calcio di un tempo, come nella scuola di una volta, queste cose non accadevano perché i dirigente, gli allenatori e gli insegnanti avevano un’autorità riconosciuta e rispettata anche dai genitori. Per evitare che questi fatti di cronaca si ripetano la soluzione potrebbe davvero essere, come suggerito da alcuni, quella di giocare le partite di calcio giovanile a porte chiuse? In considerazione del fatto che spesso la presenza di padri e madri crei ansia e aspettativa nei ragazzi che, al contrario, avrebbero bisogno di uno spazio protetto per crescere autonomamente, senza pressioni psicologiche, come sportivi. Purtroppo, le nostre sono solo considerazioni, espresse a seguito di un pessimo fatto di cronaca, ma il calcio, i campi sabbiosi, i dirigenti che spendono il loro tempo nello sviluppo del settore giovanile ed i ragazzi, meriterebbero più rispetto. La gioia e la poesia ed il divertimento sono nel gesto tecnico, non nella vittoria ad ogni costo. Quello che è successo, purtroppo, è lo specchio di una società frustrata che nonostante i valori imparati a scuola ha costruito un mondo basato su competizione ed arrivismo... Solo per la cronaca, i due portieri sono stati entrambi squalificati. Dunque una vicenda che si è conclusa senza vinti o vincitori: alla fine tutti colpevoli sia le società che i genitori. Perché se due ragazzi che giocano a calcio, attività che tanto amano, arrivano ad usare la violenza, vuol dire che neanche più lo sport riesce ad insegnare, già in età giovanile, i valori del rispetto per gli altri. Forse in mondo in cui la tecnologia ed i Social Network occupano assiduamente il tempo delle persone, abbiamo perso quella capacità di rapportarci con gli altri con rispetto reciproco ed empatia.